
Esiste una terza strada per combattere il doping: No al doping perché non conviene!
Questa frase non è del tutto vera, perché ai massimi livelli un secondo fa la differenza, ma fra i professionisti di secondo piano, i dilettanti, i frequentatori delle palestre è verissima:
un ronzino non diventerà mai un purosangue,
Questa frase non è del tutto vera, perché ai massimi livelli un secondo fa la differenza, ma fra i professionisti di secondo piano, i dilettanti, i frequentatori delle palestre è verissima:
un ronzino non diventerà mai un purosangue,
doping o non doping.
Vediamo quindi quanto fanno guadagnare nella corsa le varie pratiche dopanti:
Anabolizzanti – Poiché la corsa di resistenza sfrutta solo una percentuale (il 20% nella maratona) della forza massima, la forza dell'atleta non è il collo di bottiglia del sistema. Se per un velocista sono fondamentali, per un fondista sono ininfluenti. Tra l'altro, il peso dei muscoli occorre portarselo con sé quando si corre. Guadagno: zero.
Stimolanti ed eccitanti – Anche in questo caso la corsa di resistenza non trae nessun beneficio perché la resistenza alla fatica di prove che durano da 30' a 2-3h non è correlabile con la riduzione del senso di fatica percepito. Se il soggetto percepisce meno la fatica, pigerà sull'acceleratore e il suo sistema andrà in crash. Guadagno: zero.
Ormone della crescita e ormoni mascolinizzanti – Della crescita muscolare si è già detto a proposito degli anabolizzanti (l'ormone della crescita è importante nel ciclismo perché in questo sport si usa molto di più la potenza muscolare); questi ormoni in genere ottimizzano anche la massa grassa, peraltro già ottimizzata da allenamenti professionali. Per le donne il discorso cambia, perché, riducendo il grasso e aumentando la muscolatura, avvicinano il fisico femminile a quello maschile. Poiché la differenza fisiologica fra uomo e donna è di 20-25", si può stimare che il guadagno in una donna possa arrivare a 10"/km, mentre il guadagno in un uomo è al massimo di 2-4"/km.
Corticosteroidi – Diminuiscono la percentuale di grasso corporeo e aumentano la resistenza alla fatica, consentendo allenamenti più intensi e quindi, in linea teorica (se l'atleta non si rompe), portano a un miglioramento della prestazione. Poiché gli effetti svaniscono se ci cessa la somministrazione, gli effetti collaterali sono importanti nel caso di somministrazione per lunga durata, limitandone di fatto l'impiego. Guadagno: 2-3"/km.
Eritropoietina e NESP – Sono il vero doping delle corse di resistenza, rimuovendo uno dei colli di bottiglia più importanti della prestazione: il trasporto dell'ossigeno da parte dei globuli rossi. Più globuli rossi ci sono e più ossigeno arriva ai muscoli. Il guadagno che deriva dall'uso di queste sostanze dipende dal valore iniziale dell'ematocrito. Un conto è dopare un atleta che già naturalmente ha l'ematocrito a 46 e un conto è farlo con uno che ha l'ematocrito a 40 (visto che si può arrivare fino a 50). Quindi in linea di principio alcuni atleti non hanno nessun giovamento da un doping di questo tipo. Numerose esperienze (come quella di atleti passati da un record di 2h17' sulla maratona a tempi attorno alle 2h10') indicano che il guadagno massimo sia di 10"/km.
In sostanza oggi un atleta che voglia diventare un laboratorio umano, spendere un sacco di soldi, rischiare la propria salute può guadagnare 15"/km se è un uomo e 25"/km se è una donna. Significa che un atleta da 3h10' sulla maratona può correre in 3h e un'atleta da 3h17' può pure farla in 3h. Ne vale la pena?
Vediamo quindi quanto fanno guadagnare nella corsa le varie pratiche dopanti:
Anabolizzanti – Poiché la corsa di resistenza sfrutta solo una percentuale (il 20% nella maratona) della forza massima, la forza dell'atleta non è il collo di bottiglia del sistema. Se per un velocista sono fondamentali, per un fondista sono ininfluenti. Tra l'altro, il peso dei muscoli occorre portarselo con sé quando si corre. Guadagno: zero.
Stimolanti ed eccitanti – Anche in questo caso la corsa di resistenza non trae nessun beneficio perché la resistenza alla fatica di prove che durano da 30' a 2-3h non è correlabile con la riduzione del senso di fatica percepito. Se il soggetto percepisce meno la fatica, pigerà sull'acceleratore e il suo sistema andrà in crash. Guadagno: zero.
Ormone della crescita e ormoni mascolinizzanti – Della crescita muscolare si è già detto a proposito degli anabolizzanti (l'ormone della crescita è importante nel ciclismo perché in questo sport si usa molto di più la potenza muscolare); questi ormoni in genere ottimizzano anche la massa grassa, peraltro già ottimizzata da allenamenti professionali. Per le donne il discorso cambia, perché, riducendo il grasso e aumentando la muscolatura, avvicinano il fisico femminile a quello maschile. Poiché la differenza fisiologica fra uomo e donna è di 20-25", si può stimare che il guadagno in una donna possa arrivare a 10"/km, mentre il guadagno in un uomo è al massimo di 2-4"/km.
Corticosteroidi – Diminuiscono la percentuale di grasso corporeo e aumentano la resistenza alla fatica, consentendo allenamenti più intensi e quindi, in linea teorica (se l'atleta non si rompe), portano a un miglioramento della prestazione. Poiché gli effetti svaniscono se ci cessa la somministrazione, gli effetti collaterali sono importanti nel caso di somministrazione per lunga durata, limitandone di fatto l'impiego. Guadagno: 2-3"/km.
Eritropoietina e NESP – Sono il vero doping delle corse di resistenza, rimuovendo uno dei colli di bottiglia più importanti della prestazione: il trasporto dell'ossigeno da parte dei globuli rossi. Più globuli rossi ci sono e più ossigeno arriva ai muscoli. Il guadagno che deriva dall'uso di queste sostanze dipende dal valore iniziale dell'ematocrito. Un conto è dopare un atleta che già naturalmente ha l'ematocrito a 46 e un conto è farlo con uno che ha l'ematocrito a 40 (visto che si può arrivare fino a 50). Quindi in linea di principio alcuni atleti non hanno nessun giovamento da un doping di questo tipo. Numerose esperienze (come quella di atleti passati da un record di 2h17' sulla maratona a tempi attorno alle 2h10') indicano che il guadagno massimo sia di 10"/km.
In sostanza oggi un atleta che voglia diventare un laboratorio umano, spendere un sacco di soldi, rischiare la propria salute può guadagnare 15"/km se è un uomo e 25"/km se è una donna. Significa che un atleta da 3h10' sulla maratona può correre in 3h e un'atleta da 3h17' può pure farla in 3h. Ne vale la pena?